Una bellissima mamma di cinque bambini, che mi ricorda una fata islandese.
Si esprime in un modo così dolce che credo non abbia mai detto una parola cattiva in tutta la sua vita. Ma dopo aver ascoltato la sua storia ho capito che avevo di fronte una vera e propria vichinga. Si è innamorata a 18 anni. Ha vissuto all’estero, in Italia e a Boston ha studiato all’Università di Harvard mentre stava iniziando a costruire la sua famiglia. E come se non fosse abbastanza, ha aperto anche un negozio bio a Reykjavik con prodotti di agricoltori italiani e islandesi. Sorseggiare del thè insieme, ascoltando le sue storie e le sue avventure, mi ha fatto venire voglia di avere cinque figli. La nostra chiacchierata è durata quasi più di due ore e queste sono le parti che voglio condividere con voi.



Cosa ti ha fatto trasferire dall’Islanda all’Italia?
Io ed il mio ex-marito ci siamo trasferiti perché in quel periodo lui stava scrivendo e studiando musica. Siamo andati a vivere in una piccola città chiamata Campeggio vicino a Monghidoro, tra Bologna e Firenze ed io sono rimasta a casa con la mia prima bambina, continuando però a dipingere. Dipingevo spesso, in Islanda, quando studiavo storia e scienze politiche all’Università. Abbiamo vissuto per un bellissimo anno in questa graziosa cittadina circondati dalla natura e da un cibo incredibile.
Poi vi siete trasferiti a Boston, cosa facevate lì?
Io ho frequentato una classe estiva serale ad Harvard. Questo mi ha permesso studiare la sera tardi mentre durante il giorno mi prendevo cura di mia figlia. Ho una laurea in Studi Museali e un Master in Arti Liberali con una specializzazione in storia dell’arte e architettura. Dopo aver vissuto e studiato a Boston per tre anni abbiamo deciso di tornare in Italia e lì, entrambi, abbiamo terminato le nostre tesi. Ci siamo trasferiti a Romola, una frazione vicino a San Casciano, in Val di Pesa, per un anno e mezzo. Abbiamo amato il paesaggio toscano e i suoi vigneti. A quel tempo ero incinta del mio secondo figlio, che è nato in Italia.



Com’è stato partorire in Italia, in un ospedale per te straniero?
Ho avuto un’ottima esperienza, si sono occupati molto bene di me e mi hanno seguita attentamente anche durante la gravidanza. Fanno molti più test che in Islanda. Ogni mese gli esami del sangue e davvero ogni tipo di test.



Hai avuto qualche complicazione durante le tue gravidanze?
Beh, mi sono sempre sentita bene in gravidanza, piena di energie e molto attiva ma c’è un’intera storia su mio figlio Halldor, dopo la sua nascita.
Mia mamma era arrivata in Italia per aiutarci un pochino dopo la sua nascita, ma è nato due settimane e mezzo dopo la data presunta del parto. Il suo viaggio di ritorno in Islanda era la stessa mattina in cui, alla fine, ho partorito. Quindi, a quel punto, eravamo rimasti soli. Noi e la nostra figlia maggiore che era alla scuola materna quella mattina. Quel giorno ho sentito le contrazioni e abbiamo dovuto chiedere al medico le gocce per indurre velocemente il parto, in modo che mio marito potesse andare a prenderla a scuola in tempo.
Alla nascita, il sistema nervoso e la vista di mio figlio non erano molto sensibili. Il suo intero sviluppo è stato un po’ più lento rispetto a quello degli altri miei figli. Era facilmente incline a infezioni e raffreddori. E poi, all’età di tre anni, ha cominciato ad avere brutti episodi di mal di testa che hanno fatto crescere sempre di più la mia preoccupazione per lui. In quel periodo ero incinta di 6 mesi del nostro terzo figlio.
Una sera, per la prima volta, gli è capitata una crisi chiamata assenza. E’ stato estremamente spaventoso perché non avevo idea dell’esistenza di questa condizione. Era come se si fosse congelato, non sbatteva le ciglia, non emetteva alcun suono e le labbra hanno cominciato a colorarsi di blu. Ho notato un po’ di liquido scendere dal naso, finché improvvisamente ha cominciato a piangere e a vomitare dal fortissimo dolore alla testa. Non credo di essere mai stata così terrorizzata in tutta la mia vita, come in quel momento. E così abbiamo cominciato a portarlo da vari tipi di medici, i quali gli hanno fatto molti test diversi. Un dottore mi disse che questi episodi, solitamente, rimangono isolati. Ma è successo ancora, un mese dopo. Ha iniziato una terapia, ma nonostante stesse prendendo una gran quantità di farmaci, la sua condizione si è sviluppata in una vera e propria forma di epilessia.
Avrei voluto vederlo stare bene, riprendersi. Lo speravo con tutta me stessa e ho iniziato una ricerca. Volevo risposte. Il mio povero bimbo era senza energie, si sentiva male e provava dolore per così tanto tempo che aveva reali difficoltà nel rimanere concentrato a scuola e a fare amicizia. Sembrava che non provasse interesse per niente.
Durante i test che ho fatto durante la sua gravidanza, ero risultata bassa di ferro e, ripensandoci, sono riuscita a vedere un legame con questo e la sua salute. Mi sono accorta che ogni volta che gli preparavo cena o cibo contenente ferro, lui mangiava molto e velocemente. Sembrava quasi che lo desiderasse più degli altri miei figli.
E, mentre leggevo e cercavo di conoscere di più sull’argomento, ciò che continuava ad emergere, sempre e ancora, era come l’apporto di ferro sia determinante per l’energia nel nostro corpo. Una notte ho avuto un’ illuminazione e tutto ha avuto un senso. Ho provato a dargli piccole quantità di ferro, ogni giorno, e ho subito notato alcuni miglioramenti. Ho chiesto al suo medico se potevamo abbassare il farmaco per vedere se ci fosse davvero un legame, ma mi è stato sconsigliato.
Sono allora andata a cercare un secondo parere. Ho conosciuto una dottoressa, madre di otto bambini; anche lei pensava non ci fosse alcun collegamento, gli esami del sangue erano positivi ma mi ha dato una possibilità. Abbiamo provato per alcuni mesi e piano piano abbiamo abbassato le quantità dei medicinali fino ad eliminarli completamente. Nessuna crisi. Nemmeno ora, dopo anni. E le cose vanno molto meglio. Le madri sono coloro che guardano i propri bambini mentre dormono, le madri conoscono ogni loro respiro. Abbiamo un istinto materno che è un vero e proprio dono della natura. E in alcuni casi dovremmo essere ascoltate, perché potremmo aver ragione 🙂



Come ti sei presa cura di te durante la gravidanza, cosa hai fatto per te? Quali suggerimenti per le nostre lettrici in dolce attesa?
Ho fatto del mio meglio per far sì che le mie giornate fossero tranquille e serene. Mi piace fare bagni molto caldi ma so che in gravidanza potrebbero essere dannosi e allora ho sempre mantenuto l’acqua a temperatura corporea. Mi piacciono così tanto i massaggi che anche un semplice massaggio ai piedi mi faceva sentire in paradiso. Mi sono sempre assicurata di mangiare bene, con prodotti freschi e sani. Per me, il cibo e il mangiare bene è sempre stato importante. Ho cercato di rimanere in forma e, ancora oggi, faccio esercizi con dei pesi leggeri per braccia e gambe. Ho anche cercato di non dare troppo peso ad ogni cosa, a non pianificare il mio parto e così via. Mi piace farmi trasportare e lasciare che la vita prenda la sua strada. Grazie a Dio, tutti i miei parti sono andati bene. Mio figlio ha avuto queste complicazioni nei primi anni di vita, ma dopo tutto posso dire che siamo stati benedetti. Credo fermamente che mangiare bene sia la chiave di una vita sana ma soprattutto durante questo periodo: sia prima che dopo la gravidanza e durante l’allattamento al seno.


Hai aperto un negozio in Islanda, proponendo prodotti biologici. Come è andata?
Vivendo all’estero ci siamo abituati ad acquistare i nostri cibi direttamente dai produttori o da negozi che ricevevano cibo direttamente dalle fattorie. Come uova fresche, frutta, verdura, carne e pesce. E’ molto diverso fare shopping in Italia rispetto all’Islanda. La verdura e la frutta italiane sono molto più fresche e gustose. La nostra medicina numero uno è il cibo. Mangiare bene e in modo sano. E preparare in casa i nostri pasti quotidiani è quello che preferisco.
Tornati a vivere in Islanda, abbiamo sentito il desiderio di aprire un negozio in versione islandese con prodotti provenienti direttamente dalle aziende agricole. Abbiamo girato a lungo, nel territorio, e abbiamo trovato alcune aziende agricole interessate a collaborare. Tutto ciò è avvenuto poco dopo il crollo economico quindi non abbiamo avuto grosse difficoltà sia nel trovare uno spazio adatto per aprire il negozio sia per acquistare tutti i contenitori per i prodotti. Fortunatamente, alla gente è piaciuta l’idea, era felice di sostenere le fattorie islandesi e di mangiare prodotti locali. Nel momento in cui abbiamo aggiunto alcuni prodotti di alta qualità provenienti dall’Italia, come olio d’oliva, cioccolato, ecc. abbiamo raggiunto il mix perfetto.
Sono passati alcuni anni e, purtroppo, il mio ex marito è stato colpito da una malattia molto grave. Abbiamo perso il negozio e nel frattempo abbiamo deciso che divorziare fosse la scelta migliore per i nostri figli. A quel punto ci siamo accorti che era più sano, sia per loro che per noi.
Il negozio esiste ancora, con nuovi proprietari. Si chiama Fru Lauga; ho lavorato per loro per un po’ ma poi ho sentito che dovevo andare avanti e costruire una nuova fase della mia vita.



Qual’ è la cosa che preferisci dell’essere mamma?
Oh, amo esserlo!! Adoro ogni singolo momento, soprattutto il suono delle loro piccole voci e le cose che dicono. Cerco sempre di ricordare che ogni fase è temporanea, a volte sono molto stanca e le cose sono difficili, ma poi sussurro a me stessa che tutto passa. E il tempo vola, forse troppo velocemente. La mia primogenita ora ha 21 anni e anche se le ho dato molto sento che forse avrei dovuto fare di più. Penso che ogni madre abbia questi pensieri, quindi il mio consiglio è quello di godere il più possibile del tempo che abbiamo insieme.
La cosa che, invece, ti piace meno?
Oh, è sempre stato difficile per me dire cose negative. Ma, naturalmente, essere madri a volte può essere difficile e caotico. Ogni tanto sento il bisogno di avere un po’ di pace. Spesso non riesco ad essere da sola nemmeno quando vado in bagno! Ma ora mi chiudo dentro, blocco la porta e quando vengono a bussare rispondo loro che è occupato 🙂
La sera, quando chiedono l’acqua (e questo accade più e più volte) dico semplicemente: “No, ormai la cucina è chiusa. E’ attivo il self-service ora” 🙂
Rakel mi ha raccontato che guarda al futuro con forza e speranza e si sta preparando per una nuova avventura: si sposterà per circa un anno nella campagna islandese. Trascorrerà del tempo a stretto contatto con la natura, vicino ai suoi figli e con nuove opportunità di lavoro. Non vedo l’ora di incontrarla di nuovo, di bere un altro tè in compagnia dei suoi racconti. Vorrei augurare il meglio a tutti loro, che possano così realizzare i loro sogni.
Se volete seguire la sua avventura, avrà una pagina Instagram dedicata al suo nuovo viaggio nella natura islandese @miomondo.skagafjordur.
Love, JM